Il 14 giugno scorso abbiamo organizzato un primo seminario di lavoro su un tema che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi, La modernizzazione in Abruzzo.
Il seminario è stato un primo momento di confronto e discussione sui processi di trasformazione che hanno attraversato l'Abruzzo a partire dagli anni Sessanta e che hanno permesso alla regione di uscire dalla sua tradizionale ‘marginalizzazione’: una ricerca che che Pasquale Iuso e Fabrizio Masciangioli stanno avviando e che coordineranno nel prossimi mesi.
L’incontro ha visto protagonisti alcuni tra i principali dirigenti della sinistra politica e sindacale abruzzese, che sin dalla seconda metà degli anni Settanta hanno ricoperto importanti incarichi sia nel Pci/Ds/Pds, sia nei governi a livello regionale e nazionale, a cui si sono affiancati studiosi a lungo impegnati su questi temi. C'erano, ad esempio, Costantino Felice, uno dei curatori del volume dedicato all’Abruzzo della collana Einaudi sulle Regioni, Tiziana Arista, Giovanni Di Pietro, Giovanni Lolli, Gianni Melilla, Stefania Pezzopane, Mimì D’Aurorae molti altri ed altre.
A partire dal confronto con la principale letteratura sul tema e dalla documentazione disponibile nell’archivio della Fondazione Abruzzo Riforme, è stata definita una prima periodizzazione della ricerca: il momento d’avvio è stato individuato negli anni sessanta, che corrisponde al passaggio dall’Abruzzo mezzadrile ai primi processi di industrializzazione, e il termine ad quem è stato fissato nel 1996, data in cui la Regione esce dall’Obiettivo 1 dell’Ue, durante la giunta Falconio.
All’interno di questo ampio arco cronologico, che attraversa diverse fasi dello sviluppo economico, politico e sociale della regione, ma più in generale del paese, è stato analizzato il ruolo ricoperto dal Pci, e dalla sinistra più in generale, nel dibattito e nell’elaborazione di strategie per lo sviluppo in una regione in cui la Dc a lungo ha rivestito un ruolo dominate. Si pensi ad esempio al confronto con le politiche della Democrazia cristiana sulle autostrade (e poi sul Traforo del Gran Sasso), elemento di connessione dell’Abruzzo al resto del paese – come è stato sottolineato –, ma che se letto attraverso uno sguardo di lungo periodo rinvia al nodo della mancata modernizzazione della rete ferroviaria e dei porti e dell’attuale esclusione dagli assi transeuropei.
Si è anche discusso a lungo della trasformazione economica e sociale e dei processi di industrializzazione di aree specifiche: il Fucino e le filiere dell’industria alimentare, ad esempio; ma anche la Val Vibrata e il distretto del tessile, la Monti, oppure la Sangro Chimica, con le sue battaglie per la difesa del territorio e il lavoro, e la Micron esempio di capacità di mediazione sociale del Pci.
All’interno di questo quadro già molto articolato, la discussione ha individuato molti altri fili che dovranno emergere dalla ricerca dei prossimi mesi. Uno è ad esempio la questione delle lotte condotte dalle donne negli anni Settanta sui diritti civili e sociali, dalla questione della parità alla lotta per gli asili nido, dal divorzio all’aborto e alle battaglie per i consultori, che sono state portate avanti trasversalmente dalle diverse forze politiche. Più in generale, poi, si è sottolineato il tema del rapporto fra donne, partito e istituzioni in Abruzzo, con particolare riferimento alla cesura rappresentata dal passaggio dal Pci al Pds e poi ai Ds.
Infine è emerso con evidenza come una delle più importanti rivoluzioni nel processo di modernizzazione della regione, accanto alla questione culturale legata alle Università, sia quella ambientale ed ecologista. Il tema dei Parchi a riguardo è centrale e rappresenta un elemento importante di sviluppo della regione, oltre che uno tra i contributi più originali della sinistra al dibattito non solo regionale, ma - più in generale - nazionale. Una scelta quella ambientale e una diversa idea di sviluppo e del turismo che portano alla ridefinizione dell’identità dell’Abruzzo quale ‘regione verde d’Europa’. Al contempo, il tema dell’identità, trasversale ai diversi interventi, rinvia anche ai ‘fatti dell’Aquila’ e alla più generale questione istituzionale.
Questi sono stati solo alcuni dei temi su cui è avvenuto un primo, lungo, confronto tra il Comitato scientifico della Fondazione Abruzzo Riforme e molti dei protagonisti di quella stagione, divenuti poi classe dirigente che ha amministrato la regione all’indomani di Tangentopoli e in un contesto nazionale, europeo e internazionale in divenire.
Ed è a partire da queste prime riflessioni sulla ricerca in corso che si svolgerà in autunno il secondo seminario di studio sulla modernizzazione in Abruzzo.