“Questa è una semplice ma grande storia di una Bandiera Rossa, custodita da alcuni compagni socialisti di Bussi per sottrarla ai fascisti e diventata simbolo di lotta e resistenza.  Testimonianza del coraggio di uomini semplici combattenti per la libertà”. Uomini e storie che non dovremmo mai dimenticare

Dal racconto di Stefano Melchiorre, nipote di Melchiorre Carmine (Z’ Carmnucc)

La bandiera del Partito Socialista Italiano, (risalente probabilmente al 1913) venne sotterrata dai compagni Carmine Melchiorre, Pizzuti Pasquale e Pizzuti Pietro a Bussi sul Tirino, in località “da Coll” a ridosso della vecchia casa di Melchiorre Carmine, all’entrata della stalla dove c’era una piccola cava di sabbia per nasconderla ai fascisti. Le raccomandazioni di Z’Carmnucc alla sua famiglia erano: M’raccuumman, ass nzz cava! (la non si toglie la ghiaia). Pensando che non fosse al sicuro, nel 1922/3 e all’insaputa degli altri, “Z’ Carmcucc” rimosse la Bandiera dal vecchio nascondiglio,  nascosta in una cassa e interrata nella stalla proprio sotto il ricovero delle vacche, tra paglia e letame.

Nel 1945 dopo la liberazione, la bandiera fu riportata alla luce  e tenuta per alcuni anni nella sede del P.S.I. Successivamente venne portata nella locale sezione del P.C.I. “A.Gramsci” di Bussi dove fu custodita in una teca  e esposta in occasione di manifestazioni politiche locali e nazionali.

Significativa ed emozionante fu una delle sue prime esposizioni in pubblico in occasione della venuta a Bussi sul Tirino di E. Berlinguer  durante le lotte operaie del maggio del 1972.

Per meglio conservarla nel tempo, ormai disfatta, la Vecchia Bandiera Rossa è stata oggetto di un progetto di recupero da parte dell’arch. Pino De Dominicis e del maestro Francesco Pietropaoli.  Tolta dalla vecchia teca in vetro ormai distrutta, è stata racchiusa in uno splendido quadro che ne custodisce sapientemente i resti della stoffa rossa, del nastro tricolore e del simbolo della falce e martello  in ferro che campeggiava sull’asta portante.

Bussi sul Tirino, 1.maggio.2016

Pino De Dominicis